E’ una terminologia militare (e anche abbastanza imprecisa) che descrive una manovra per la quale l’aereo vola così basso e sfrutta così bene le asperità del terreno da risultare invisibile ai radar nemici. Voglio usare questa metafora per indicare un fatto che a volte i teorici apocalittici del futuro umano dimenticano: è vero che noi siamo già ipercontrollati dagli algoritmi dei grandi software come Google e Facebook, è vero che l’uso delle carte di credito e delle ricevute elettroniche permette a banche e Stati di conoscere meglio di noi la nostra situazione economica (se aprite il vostro cassetto fiscale presso l’Agenzie delle Entrate scoprirete che conoscono già TUTTO di voi), ma è anche vero che questi occhi elettronici possono vedere solo quello per cui sono programmati. Voglio dire: basta lasciare a casa il telefono e agli occhi di Google tu semplicemente scompari. Puoi fare quello che vuoi, senza che il “sergente elettronico” possa saperlo. Ovviamente, devi volare sotto il suo radar. Se ti rimetti a comprare cose, a usare il telefono e in generale ad attivare interazioni col mondo mediate dalla tecnologia informatica torni sotto il suo controllo. In tutti i film polizieschi la prima cosa che un fuggiasco deve…
Fare politica a scuola è lecito? Certamente no, se si intende con ciò fare propaganda a favore di un singolo partito; certamente si, se si intende con ciò sensibilizzare i ragazzi ai temi del bene comune sui quali si decide la qualità della vita di ognuno di noi. Per questo mi pare che uno degli argomenti più interessanti da affrontare nelle nostre lezioni in questi anni sia quello della città. E’ un tema apparentemente anodino, da confinare appunto sulle pagine di qualche manuale di storia, o al massimo di qualche paragrafo di qualche libro di storia dell’arte che affronti il tema dell’urbanismo. Eppure le città sono i luoghi in cui viviamo le nostre vite reali; sapere come si sono formate e quali logiche sottintendono è il modo migliore per riuscire a intuire come cambiarle per vivere meglio. Far crescere persone che abbiano coscienza di ciò e che, una volta diventate adulte, sappiano e vogliano almeno chiedere agli amministratori di render conto delle loro (degli amministratori) scelte, questo è già far (buona) politica. Se poi si riuscisse a dare vita a un incipit di incubatore di nuove idee per organizzare meglio la concretezza delle città, ancora meglio! Senza nessuna pretesa di…
Ma solo io sono disgustato dalla constatazione che l’inchiesta giudiziaria sulla gestione del COVID sia stata chiusa con grande attenzione DOPO le elezioni politiche e quelle regionali in Lombardia e in Lazio? La notizia infatti è comparsa sul Corriere della Sera solo il 2 marzo 2023, quindi tre anni circa dopo i fatti. Dove mi pare evidente alla fine il giudizio strettamente GIURIDICO sarà di assoluzione (gli imputati potranno sempre sostenere che la situazione era talmente nuova e imprevedibile che nessuno sapeva come e cosa fare), mentre il giudizio dovrebbe essere (sarebbe dovuto essere) POLITICO, nel senso più squisito del termine. E il luogo perfetto per un giudizio politico sarebbero state le elezioni generali e quelle locali di Lombardia e Lazio. Invece in Lombardia il presidente uscente Fontana si è ben guardato dall’esporsi a un dibattito pubblico con i suoi sfidanti e puntando sulla rendita di posizione si è ritirato nelle campagne (dove sapeva di avere vita facile) e si è portato a casa il successo: un successo tattico, ma ahimé sempre un successo. In questo contesto è solo un sfogo, il mio, quello di riproporre il video in cui il presidente della Regione Lombardia Fontana cerca maldestramente di indossare…
L’inserto ViviMilano del Corriere della Sera dell’8 marzo non poteva non essere dedicato alle donne, naturalmente. E qualche furbone in redazione cosa decide di fare? Un bell’articolo su “Donne (e idee) speciali” dove senza pensarci troppo vengono riproposti i più banali stereotipi possibili sulle attività che le donne possono praticare in modo “speciale”: c’è quella che si dedica a far giocare i bambini, quella che fa la pasticceria vegana, quella che si dedica alle feste di nozze, quell’altra che crea pupazzi all’uncinetto, un’altra che ha smesso di fare l’insegnante per inventarsi il lavoro di portare a casa tua la colazione insieme ai vasetti di fiori… Sia ben chiaro: sono tutte attività belle, curiose, stimolanti e appaganti in sè. Ma dove sono gli ingegneri, le informatiche, i chimici, le urbaniste, le analiste, le ricercatrici scientifiche, gli architetti… al limite anche gli avvocati? Non ci sono, nella lista del Corriere della Sera. Niente, proprio non ci arrivano. Le donne per fare qualcosa di interessante devono tornare alle attività di cura e reinventarsele. E’ vero: siamo messi proprio male (ancora) se anche il Corriere (gestione Cairo) ha questa idea delle donne.