Vorrei cercare di affrontare il problema delle competenze da un altro punto di vista. Seguendo un articolo apparso sul Sole24ore a firma Massimo Calì il 16 gennaio 2018, un testo piuttosto confuso a dire il vero, vorrei distinguere tra compito e risultato. Il compito è quello che si fa normalmente a scuola. È una consegna ben precisa per la quale esiste una sola soluzione possibile, che è quella che l’insegnante si aspetta e che lo studente deve produrre. La forma ideale di compito è il questionario a scelta multipla, che non a caso veniva una volta descritto come «Prova oggettiva»: ci misi molto tempo a capire, all’epoca, che l’aggettivo in questione non voleva dire che l’esercizio era capace di descrivere in maniera oggettiva le capacità del ragazzo, ma che non poteva essere messa in discussione da nessuno. Appena sopra il questionario a scelta multipla sta l’esercizio di grammatica, particolare di una lingua morta: l’accusativo singolare di “civis, civis” può essere solo civem. L’insegnante lo sa, vuole controllare se anche lo studente lo sa. Lo studente deve dare quella risposta e solo quella risposta. Tutto molto chiaro e semplice. La stessa cosa vale per la grammatica italiana, quella inglese, e così…
Io sostengo una ipotesi di lavoro che va controllata ma che mi pare utile per non finire nelle geremiadi senza via d’uscita. Vale, è vero, solo per l’architettura “normale”, ossia le case in cui tutti noi viviamo. L’ipotesi è questa: le nostre città sono diventate più brutte quando sono stati approvati i regolamenti edilizi che hanno ridotto l’altezza dei plafoni a 2,70 metri, essenzialmente per motivi economici. In questo modo le facciate delle case hanno perso la loro tradizionale armonia, che nasceva dalla possibilità di avere certi particolari rapporti tra altezza e larghezza delle finestre e certi particolari rapporti tra le file delle finestre (tra di loro e con il resto della facciata). Siccome la larghezza delle finestre non può cambiare (o cambia di poco) perché è legata alla dimesnioe fisica dei corpi che le devono gestire, la riduzione dei plafoni a 2.70 ha agito solo su una dimensione delle finestre stesse, l’altezza, nonché sulla distanza tra le file stesse di finestre. Le finestre quindi sono diventate più tozze e più brutte, e così pure le facciate. Il resto è venuto di conseguenza (fate un esperimento: attraversate diametralmente Milano, anche usando street view se non siete delle nostre parti, e…
Però è importante che lo dica Google: magari così qualcuno ci crederà di più. E qualcuno forse comincerà a ricredersi sulla scuola italiana, e comincerà a capire perché tutte le mie studentesse che hanno passato l’anno di quarta all’estrero hanno preso senza eccezioni il massimo dei voti in tutte le materie (con un’unica eccezione, giustificata dal fatto che è andata a passare il suo anno all’estero in Ungheria ed è stata penalizzata al massimo grado dalla lingua). I problemi arrivano all’università (dove servono massicci investimenti, soprattutto per i laboratori), non alle scuole superiori! https://blogs.transparent.com/language-news/2018/01/01/sorry-stem-google-just-made-the-case-for-more-foreign-language-education/ Sorry STEM, Google just made the case for more foreign language educationPosted by Transparent Language on Jan 1, 2018 in education, Language Learning, Language News Science, technology, engineering, and math are not the only (or even the most) valuable 21st century skills. Even Google says so. In the last decade, American education has been increasingly concerned with promoting STEM subjects. Between 2000 and 2010, the number of students enrolled in STEM degree programs increased 36%. Then-President Obama asked Congress for a $4 billion investment in computer science in K-12 schools. States like Michigan now allow high school students to fulfill foreign language credit requirements by learning to code. Government officials in North Carolina and Kentucky have proposed defunding non-technical majors in state universities,…