Siamo alla vigilia delle elezioni. Io credo che in momenti come questi chi ha, come me, parecchie primavere alle spalle dovrebbe condividere la propria memoria con quanti sono troppo giovani per aver vissuto certe situazioni del passato.
Negli anni Ottanta la legge elettorale proporzionale aveva creato una situazione di quasi ingovernabilità. Ricordo perfettamente che dopo ogni elezione si apriva una lunghissima fase di trattative e di consultazioni, per me incomprensibile. Fu questa situazione di costante incertezza e di palpabile dubbio a spingere verso il cambiamento della legge elettorale. Poiché questa spinta non veniva certo dai partiti, fu il momento dal basso guidato da Mario Segni a portare alla modifica della legge elettorale in senso maggioritario del 1991. Io c’ero, e ricordo il desiderio di cambiamento che si percepiva nell’aria: quello che tanti, confusamente, chiedevano era di avere la possibilità di governi stabili e possibilmente noti in breve tempo. In altre parole, tra i due assi che Norberto Nobbio indicava come essenziali per la politica (rappresentanza e governabilità: per una panoramica storica della questione, qui potete leggere la relazione alla Camera di Enzo Plumbo), l’ago si spostava verso la governabilità, senza per questo rinunciare affatto alla rappresentanza).
Fast forward. Sona passati oltre 25 anni dal referendum. L’attuale legge elettorale sembra pensata per farci tornare alle trattative estenuanti degli anni Settanta-Ottanta, con in più l’aggravante della impossibilità di scegliere veramente le preferenze individuali. Non voglio scendere nei dettagli qui. Ma la legge elettorale è sempre stata il cuore del funzionamento delle democrazie: una legge elettorale sbagliata condizionata tutto il resto.
Magari non succederà: ma i giovani devono essere preparati ad assistere a infiniti mercanteggiamenti e trattative più o meno (più “meno” che “più”, temo) alla luce del sole, da cui (forse) salterà fuori una “cosa” che ci verrà presentata come la migliore possibile in quelle circostanze; e qualunque cosa sia, ci toccherà trangugiarla.
Non siamo arrivati a questo per una sorta di incomprensibile maledizione, sia chiaro: ci siamo arrivati come evoluzione di dinamiche storiche in parte chiare, in parte meno evidenti, che si dovrebbe avere la pazienza di sbrogliare con calma e con un po’ di distacco storico. Impresa in realtà impossibile (dal punto fi vista della scientificità storica), per la semplice ragione che troppi tasselli del puzzle sono stati volutamente nascosti all’opinione pubblica (si pensi solo al famoso patto del Nazareno tra Berlusconi e Renzi).
Quel che stato è stato. Tra due giorni avremo forse qualche indicazione su quello che ci capiterà nei prossimi cinque anni. Ricordando il passato e pensando al futuro, qualcuno saprebbe come impostare un quesito referendario per modificare l’attuale legge elettorale? Potremmo ricominciare da qui….