A proposito dell’INVALSI e della crisi della scuola italiana

La mia rabbia è dovuta al progressivo svuotamento  della scuola superiore: svuotamento di senso, quindi di importanza, quindi di valore. C’è una “medializzazione” del liceo che è simmetrico alla “licealizzazione” delle università. Questa è una cosa che io non sopporto e davanti alla quale non riesco a conservare la calma, perché la conseguenza di questo “slittamento in avanti” della “vera” preparazione da un lato porta i nostri ragazzi a potersi inserire nel mondo del lavoro solo dopo i 30 (e siccome nessuno lo ha detto all’orologio biologico delle ragazze, sorgono problemi grossi grossi), dall’altro individua il “vero” momento di preparazione nei master post universitari, tutti costosissimi (o all’estero, che è la stessa cosa). Questo fatto reintroduce una discriminante educativa su base economica (ossia: studia solo chi ha i soldi) che mi fa vomitare. Quindi la mia visione “politica” del liceo statale lo vuole una scuola di alto profilo proprio perché è potenzialmente aperta a tutti (se poi dopo uno vuole fare la sciampista e va a fare un professionale, fa benissimo!). Ma deve essere di ALTo profilo! Io dico sempre alla prima assemblea dei genitori che ho imparato molto quando i miei figli erano a scuola. Ora mi dico: cosa avrei voluto per loro? La risposta  è semplice: il meglio possibile. Senza se e senza ma (e ti risparmio quello che invece ho dovuto vedere e subire). Per cui adesso, da insegnante, mi dico le stesse cose: devo offrire il meglio possibiile, perché questo è quello che i genitori hann il diritto di chiedere.
e invece?
invece il liceo ha progressivamente abdicato al suo ruolo e al suo  compito, che implica naturalmente la responsabilità di dare corpo a una visione del mondo in sintonia con la Costituzione italiana (so che suona retorica, ma quello è il punto di riferimento laico: e io sono cattolico, come sai), apprestare gli strumenti necessari ed esprimere una valutazione sui risulttati raggiunti
IL primo pezzo che se ne è andato, mi spiace dirlo, sono le certificazioni di lingua.  Con la scusa che il mondo del lavoro vuole il First, avere il First (o il Delf o il Dele) è diventato più importante che studiare la lingua a scuola. Perché mai non dovreste essere voi docenti di liceo a esprimere una valutazione competente e universalmente accettata dal mondo del lavoro sulle conoscenze/competenze linguistiche dei ragazzi? Dimmi, perché non siete voi a dire l’ultima parola su quanto sanno di inglese/spagnolo/francese/tedesco i nostri ragazzi? Perché dobbiamo affidarci ad esterni di cui “postuliamo” l’oggettività? Perché hanno un metodo di valutazione migliore del vostro? Ma allora adottatelo anche voi! Naturalmente, non sto dicendo che la valutazione scolastica debba essere “fuori dal mondo”: stiamo parlando di conoscenze e competenze della LINGUA, non della letteratura. Se tu mi dici invece che il liceo linguistico DEVE puntare sulla letteratura… beh allora parliamone. Ma se qualcuno deve rilasciare un pezzo di carta che attesta che uno sa la lingua, deve essere uno della scuola statale pubblica, non un altro! Se poi, di nuovo, tu mi dici che i colleghi non sono all’altezza… beh, anche qui parliamone. Ci possono  essere delle prove imposte a fine anno dal MINISTERO (non dall’Invalsi!) per obbligare a raggiungere un livello x (B2? che sia B2! C1? Che sia C1!). Comunque parliamone. E comunque le certificazioni di lingua sono state le prime a essere esternalizzate.
Poi è arrivato l’ECDL. Anche quello esternalizzato, sin dall’inizio: la scuola ha rinunciato in partenza a insegnare l’informatica, quindi a maggior ragione non poteva pretendere di dire la sua su questo argomento. Battaglia persa in partenza.
Poi se ne è andato l’esame di stato, che non serve letteralmente più a nulla. Se tanto è l’esame di ammissione all’università che conta, e tanto so che comunque verrò promosso, perché mai dovrei impegnarmi per questo esame? non lo farei nemmeno io! Mi concentrerei appunto sull’esame di ammissione, che segue programmi e criteri diversi da quelli del liceo (la prima vittima è stata il latino; poi per forza seguiranno tutte le materie non caratterizzanti)
Poi sono arrivati gli ITS: invece impegnarsi nella faticosa opera di raddrizzamento dei vecchi ITIS, è stato molto più comodo inventare da zero un nuovo tipo di scuola, che si comincia a 18-19 anni (lo slittamento in avanti di cui parlavo prima) e che è modellato sulle richieste di Confindustria. Certo che garantiscono il 100% degli impeghi: sono quattro gatti, sono autoselezionati, sono più “adulti” dei quattordicenni teste di c… che escono dalle medie e non vogliono studiare ma devono farlo per forza. Eccerto che gli ITS hanno dei risultati migliori!
E adesso arriva l’INVALSI, il cui risultato, mi pare di capire, viene inserito nel curriculum dello studente, come per dire: QUESTO è il vero voto, tutto quello che dice la scuola è cartaccia. Solo che INVALSI non ha un programma di lavoro, non ha una griglia di valutazione pubblica, non mette a disposizione nulla per esercitarsi. Anzi, dice Andrea, raccomandano di non fare nulla per preparare gli studenti! Epperò poi vogliono sputare fuori una sentenza che è anche una sentenza sulla scuola, di fatto. 

Non so se hai letto questo intervento su IlPost: https://www.ilpost.it/leonardotondelli/2021/07/19/la-scuola-questanno-e-andata-cosi-cosi-davvero-per-saperlo-dovevamo-chiederlo-a-due-milioni-di-studenti/?utm_medium=social&utm_source=facebook&utm_campaign=lancio&fbclid=IwAR2u3ZFaDQIlxPEmAcZw799Gcu31hcKrIuKSdUiZ-L4I70dtH5W24A29SfU
E’ un tecnico che segue   i laboratori di informatica. In sostanza dice. normalmente per fare una prova invalsi computer based ci vogliono 90 minuti. Quest’anno i ragazzi ci hanno messo in media 60 minuti. Perché? perché la prova era ficcata dentro  in qualche modo nelle lezioni; perché non avevano alcun interesse a farlo bene (gli erastato detto che non avrebbe avuto nessun peso). Risultato: tutti semravano improvvisamente scimuniti (e noi con loro)
Io non sono contrario in line adi principio a separare la funzione docente da quella valutante. Se noi insegnassimo per preparare i ragazzi a unaprova fatta da altri, staremmo dalla stessa parte della barricata e sopratutto LORO, i ragazzi, ci sentirebbero dalla loro stessa parte. Ma per far questo l’INVALSI dovrebbe giocare a carte scoperte. Qui, mi spiace, Perego ha ragione: chi sono questi? come sono stati scelti? chi prepara i test? basandosi su cosa?

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