Scusate, adesso possiamo condividere i contenuti?

In questi giorni strani e difficili, la scuola italiana, ossia gli insegnanti e gli studenti italiani, sono stati costretti dalle circostanza a usare gli strumenti informatici e la Rete per cercare di continuare a lavorare. C’è stato uno scossone con il quale, volenti o nolenti, tantissimi sono stati obbligati ad assestarsi nei nuovi canali, e si stanno più o meno adeguando. 

Io credo che, passato il primo momento di sorpresa o di disorientamento, tutti si stiano accorgendo che non si tratta solo di un cambiamento di medium, ossia di mezzo di comunicazione. Fermi, fermi! Non voglio scatenare qui l’ennesima discussione sull’onda di McLuhan e della scuola di Toronto. Voglio solo dire che tutti si stanno accorgendo che non si fa “didattica a distanza” in un liceo mettendo su un video di Rai Scuola girato trent’anni fa e pensato per essere visto in televisione.

Ecco il punto. Servono materiali pensati apposta per essere usati in rete, e servono adesso  Io credo che molti docenti questi materiali li abbiano già, perché lavorano in questo modo da anni.  E credo che la cosa più sensata che possiamo fare in questa circostanza sia mettere in comune questi materiali, condividendoli nel modo più snello e veloce possibile.

La parte migliore della Rete nasce per la condivisione. E’ la sua ragion d’essere. Di nuovo, non voglio scatenare una discussione sui massimi sistemi. Franklin Delano Roosevelt, il presidente americano che dovette affrontare la Grande Crisi del 1929, teneva sulla scrivania una scritta che diceva: “Fa’ quel che puoi, là dove sei, con quello che hai”. Non è il momento di mettersi a fare esperimenti strani, ma di usare quello che è già pronto, che è già testato e che si sa che funziona.

Gli insegnanti sono tendenzialmente individualisti, almeno qui in Italia. Di nuovo, non voglio scatenare una discussione che ci sarà tempo di riprendere quando tutto sarà finito. Riassumo un dato di fatto, forse un preconcetto, magari un punto di vista personale, forse solo una battuta. Comunque, ogni insegnante vuole trovare da solo la propria strada. Ed è giusto: se non fosse così non sarebbe un buon insegnante, e forse neppure un insegnante. Quando ho cominciato a lavorare con l’informatica a scuola, più di vent’anni fa, provavo tante soluzioni e intasavo il computer di programmi strani.

Adesso, semplicemente, non c’è tempo per fare prove. Chi ha già pronte mappe concettuali ben fatte e calibrate sul livello richiesto in un liceo della Repubblica italiana le metta a disposizione; chi ha dei testi della lunghezza giusta e del livello giusto, dica dove i colleghi possono trovarli; chi ha delle raccolte selezionate di link profondi, che portino direttamente alla carta geografica, al quadro, al grafico, le faccia girare, in qualche modo (perché non ha il minimo senso in una sitografia proporre il link, poniamo, alla straordinaria raccolta di carte geografiche  della Università del Texas, dicendo: sito ricchissimo, qui dentro trovi tutto quello che ti serve. Perché per trovare devi cercare, e per cercare hai bisogno di tempo: e il tempo è proprio quello che ci manca.  Noi abbiamo bisogno di link diretti, che siano già stati verificati e confermati da docenti come noi, di liceo, che sappiano esattamente che cosa ci serve. Non una indicazione generica: “In rete trovi quello che ti serve per fare una lezione sul ’48 a Milano”, ma “Qui c’è la mappa interattiva dei luoghi della città durante le Cinque giornate, ed è anche un esempio perfetto di quello che puoi far fare agli studenti con Google Maps”. E’ la migliore possibile? Forse no (anzi, sicuramente no, se ha ragione Leibnitz sulla contraddittorietà dal concetto di “migliore possibile”), ma c’è, è pronta e la possiamo usare oggi, 22 marzo, in occasione della ricorrenza di Porta Vittoria.

Ci tengo a ribadire un punto chiave. Non si tratta di scrivere cose nuove: si tratta di condividere quello che abbiamo già. Non c’è tempo per produrre cose nuove. Sento da tutte le parti di insegnanti che stanno alzati tutti i giorni fino a sera tarda per “preparare le lezioni a distanza” per il giorno dopo. L’impegno è encomiabile, ci mancherebbe. Ma quella lezione che cerchiamo di produrre probabilmente è già pronta o quasi in qualche computer di qualche collega; e viceversa noi abbiamo qualcosa che sarebbe utile a lui. Tutto fa a saperlo.

Una volta, al tempo in cui esistevano solo carta, penna e ciclostile, sarebbe stato quasi impossibile. Fino a ieri, il problema era l’assordante rumore di fondo di una offerta caotica e condita di pubblicità commerciali. Oggi la scuola, e intendo proprio la scuola pubblica della Repubblica italiana, può essere quell’elemento di ordine necessario a dare forma a questo caos. Tutti i licei hanno una struttura a Dipartimenti suddivisi per materie; tutti i licei oggi si sono dotati di una qualche struttura informatica. Se oltre ad avere luoghi virtuali per i singoli docenti (il registro di classe) e per i consigli di classe (gruppi o forum su Gsuite o qualsiasi altra piattaforma sia stata scelta o imposta) avessimo anche degli spazi corrispondenti ai Dipartimenti, lì i docenti potrebbero condividere in modo istantaneo quello che hanno e quello che sanno.

Si può pensare qualcosa di meglio? Certamente si. Questo è un lavoro che avrebbero dovuto fare le Università (certo non le case editrici, che devono per forza di cosa pensare al profitto e non sono riuscite a oggi a inventare un modello di business adeguato alle nuove tecnologie, per pertanto temono e non sanno usare). Ma non è pensabile che lo facciano ora, dove l’ “ora” non è l’anno 2020 ma il 22 marzo, e forse solo il pomeriggio di quel giorno. Perciò dobbiamo fare “con quello che abbiamo, là dove siamo”, anche se gli strumenti non sono quelle che avremmo scelto se avessimo potuto fare le cose con calma (perché la verità è che abbiamo avuto il tempo, e non abbiamo scelto un bel niente, o meglio abbiamo scelto di non usare i nuovi strumenti).

I materiali sul sito Il Filo di Arianna di storia e filosofia, raccolti e prodotti in circa vent’anni, sono disponibili nella versione vecchia in una specie di “Rivista” oppure nei MOOCs realizzati in MOODLE, che richiede la registrazione (ovviamente gratuita).

 

Di seguito, alcune mappe concettuali raccolte attorno al tema del fascismo

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