L’Italia di oggi come l’Italia del Cinquecento?

“La società senza ordine sistemico, come scriveva il Censis più volte nelle “Considerazioni generali” degli ultimi anni, ha cercato e trovato spazi di sopravvivenza in un ambiente sconnesso, pieno di buchi e di difetti nella trama strutturale, povera d’interconnessioni a rete fitta, ma via via più ricca di interazioni deboli e a breve raggio.”

Così si legge oggi nel 51 Rapporto Censis. Colpisce il riferimento alle “interazioni deboli e a breve raggio”: mi ricorda molto l’analisi di Braudel sul commercio italiano del XVI secolo, una lettura alquanto diversa dalla vulgata scolastica per la quale il commercio italiano e mediterraneo venne spazzato via dal quello iberico e atlantico. In realtà, diceva Braudel, gli scambi nel Mediterraneo dell’età di Filippo II rimasero vivi ma ” con interazioni deboli e a breve raggio”.

Il guaio è che dopo il Cinquecento venne il Seicento e con esso, si, la vera retrocessione dell’Italia. Speriamo che la storia, questa volta, non si ripeta.

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