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La questione socratica

Cosa possiamo sapere su Socrate?
Appena cominciamo a interessarci a Socrate ci imbattiamo nel grave problema che abbiamo già anticipato: Socrate non ha scritto nulla. Tutto quello che sappiamo di lui dobbiamo ricostruirlo a partire da una serie di testimonianze, sia coeve sia successive. Il problema è che queste testimonianze, pur essendo numerose e anche dettagliate, sono molto discordi tra loro: a seconda di quali testi e quali autori scegliamo di privilegiare, otteniamo immagini molto diverse di Socrate. Nasce così quella che viene indicata con l'espressione «questione socratica»: quale delle testimonianze a nostra disposizione corrisponde al Socrate storico?

 

Schleiermacher

Storicamente la questione viene fatta risalire a uno scritto del 1818 del filosofo tedesco Schleiermacher, che per primo notò la contraddizione tra l'immagine di Socrate fornita da Senofonte e quella fornita da Platone. Da allora gli studiosi hanno accanitamente dibattuto per trovare una possibile soluzione.

È chiaro che ci troviamo in grande imbarazzo: non è possibile limitarsi a prendere quello che dice una certa fonte e sostenere che quella sia l'immagine «autentica» di Socrate, perché questo vorrebbe dire trascurare senza alcun fondamento metodologico altri documenti che invece potrebbero contenere informazioni importanti.
Gli studiosi di filosofia greca hanno riconosciuto che occorre mettere in atto una strategia diversa:
prima di tutto è necessario confrontare attentamente quello che le testimonianze ci dicono per far emergere eventuali convergenze
in secondo luogo è necessario contestualizzare la figura di Socrate nell'ambiente ateniese, rilevando le differenze tra la cultura ateniese prima di Socrate e dopo Socrate e filtrandole in modo tale da identificare quelli che sono stati verosimilmente i contributi reali di Socrate.

Cominciamo vedendo quali sono le testimonianze disponibili.

Le testimonianze su Socrate

La commedia

Aristofane, nella commedia del 423 a.C. Le Nuvole fa di Socrate uno dei personaggi principali, presentandolo in modo molto negativo: entra in scena appeso ad una macchina scenica e dialoga con chi sta sotto come farebbe un sofista erista. Anche i pochi frammenti di altre commedie (anche di altri autori) arrivati fino a noi fornisco­no un'immagine decisamente negativa di Socrate.
Si può quindi senz'altro parlare di una ostilità diffusa tra i poeti co­mici nei confronti del filosofo, che veniva genericamente e confusa­mente identificato con l'immagine stereotipa del sofista e del filoso­fo naturalista (senza alcuna considerazione al fatto che queste posi­zioni filosofiche non sono affatto interscambiabili).
Nonostante questo, il solo fatto di comparire in una commedia scritta quando era ancora in vita ci rende certi che Socrate doveva essere conosciutissimo, al punto di poterlo raffigurare con la cer­tezza che il pubblico potesse riconoscerlo.

I logoi socratikoi
Socrate ebbe molti discepoli, i quali negli anni successivi al 399 a.C (quando Socrate fu processato e condannato a morte) si raggrupparono ben presto in scuole, ciascuna delle quali proclamava di essere l'unica a raccogliere la vera eredità del maestro. Molti pensatori misero per iscritto le loro riflessioni sull'insegnamento di Socrate, a differenza di quanto aveva fatto lo stesso Socrate. Le loro opere formarono un vero e proprio genere letterario, che già Aristotele indicava col nome di «logoi socratikoi» (discorsi socratici): in esse veniva presentato Socrate impegnato a discutere con uno o più interlocutori dei più disparati argomenti filosofici.
Tra coloro che sicuramente scrissero «dialoghi socratici» troviamo (in ordine alfabetico, non cronologico o di importanza):

Antistene
Eschine
Euclide di Megara
Fedone
Platone
Senofonte

Secondo la testimonianza di Diogene Laerzio, per quanto dubbia, ci sarebbero stati molti altri autori di dialoghi socratici (tra cui Critone, Glaucone, Simmia e Cebete, tutti personaggi storici che compaiono anche nei dialoghi di Platone). Sembrerebbe quindi che ci sia moltissimo materiale su cui lavorare: purtroppo quasi tutti questi testi sono andati perduti, e gli unici autori di cui abbiamo ancora le opere sono Platone e Senofonte.

Il punto fondamentale sul quale la critica più recente si è accordata è che i logoi socratikoi sono delle opere letterarie, non dei documenti storici affidabili: è necessario quindi leggerli con molta cautela e senso critico.

La scuola che inizialmente raccolse più consensi fu quella di Antistene, un sofista che si era lasciato conquistare da Socrate e che nel suo insegnamento privilegiava soprattutto l'esempio concreto del controllo sulle passioni. I suoi testi sfortunatamente sono andati perduti.

Platone è senz'altro il più importante tra i discepoli di Socrate: negli anni sviluppò una sua filosofia che si proponeva di giustificare su un piano teoretico l'insegnamento di Socrate ma che di fatto si allontanò molto da quella del maestro. Platone scrisse numerosi dialoghi che ci sono stati conservati integralmente (caso unico nella storia della filosofia antica); le opere giovanili sono dette «dialoghi socratici» perché si suppone che riflettano molto da vicino le posizioni di Socrate. Questi dialoghi (oltre all'Apologia che racconta il processo di Socrate) sono:
Eutifrone, Lachete, Carmide, Ippia, Ione, Protagora, Gorgia, PoliteiaPoliteia (libro I)

Il Socrate che viene presentato in questi dialoghi si addossa il compito di educare i propri concittadini seguendo una strada diversa da quella dei Sofisti, che si proponevano semplicemente di insegnare una tecnica oratoria, a pagamento oltretutto. Egli non insegna qualcosa, non si pone il problema di comunicare la verità o la virtù; inventa però un particolare tipo di discorso, la dialettica socratica, che aveva il compito di trasformare l’interlocutore, obbligandolo ad effettuare un vero e proprio percorso di cambiamento e maturazione.


Senofonte invece, nei suoi Memorabilia Socratica descrive Socrate come un saggio un po' petulante che ammoniva i giovani e consigliava loro di essere buoni e di rispettare le leggi. Se però fosse stato veramente così, non ci si spiegherebbe il suo processo e la condanna a morte (di cui parleremo tra poco), dove, tra i capi di accusa, si trovava anche il delitto di empietà.

Aristotele
Infine bisogna ricordare a parte la testimonianza di Aristotele, un grande pensatore allievo di Platone, il quale nelle sue opere parla a lungo di Socrate (soprattutto a proposito di problemi legati alla teoria della conoscenza). Aristotele però non aveva avuto l'opportunità di incontrarlo di persona e quindi è stato costretto a formarsi un'idea partendo a sua volta da come Socrate gli veniva presentato da chi l'aveva conosciuto.

 

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