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Nietzsche e la nascita della tragedia

Testo

La filosofia giovanile di Nietzsche viene elaborata negli anni trascorsi a Basilea e risente sia della sua formazione di filologo sia dell'influsso di Schopenhauer e di Wagner.
Sin dall'inizio della sua breve carriera universitaria (1869) il giovane Nietzsche prende posizione contro la filologia classica, che gli sembra tradire lo spirito del classicismo: invece di rivolgersi all'antichità come a un modello, la considera come un repertorio di oggetti di studio. Questa critica è destinata ad allargarsi alla società contemporanea, che non riesce a concepire il rapporto con la classicità se non in questa forma, e poi al modo in cui l'immagine dell'antichità si è andata progressivamente deformando fino a diventare quella che Nietzsche rimproverava ai suoi contemporanei.
Gli studi compiuti in quegli anni sfociano nella stesura della prima opera filosofica di Nietzsche, La nascita della tragedia dallo spirito della musica, ovvero grecità e pessimismo (1871), un'opera che presenta una radicale reinterpetazione della grecità.


Principio apollineo e principio dionisiaco 
La tesi nietzschiana può essere riassunta così: la cultura greca, e in generale ogni cultura, non è l'incarnazione statica di un unico principio, ma è il risultato della tensione di due impulsi opposti: quello dionisiaco e quello apollineo.
Il primo si identifica con l'intuizione dell'esistenza come qualcosa di orribile perché caratterizzata dal caos e dal divenire (cioè dall'andare nel nulla) e insieme con la spinta a immergersi in essa rinunciando al principium individuationis; 
il secondo  tende alla forma razionale e perfetta e rappresenta lo schermo di stabilità che l'uomo si costruisce per resistere alle laceranti forze dionisiache che lasciate a se stesse lo distruggerebbeo.
Nel mondo greco, il primo prodotto dell'impulso apollineo sono stati gli dei dell'Olimpo, nei quali era la stessa vita umana a venir contemplata in una forma superiore e pura, e perciò consolatoria, senza tuttavia essere trascendente.
Questa concezione generale fornisce a Nietzsche anche i principi di una nuova teoria estetica: al predomio dell'uno o dell'altro impulso infatti corrispondono le diverse arti, anche se non è possibile fissare delle rigide La musica, per esempio, è prevalentemente dionisiaca, mentre l'architettura e la scultura sono apollinee.
La tradizione europea ha sempre  concepito la grecità come modello di armonia, equilibrio e misura considerandola come una civiltà dominata dal principio apollineo della chiarezza e dell'ordine, della luce e dell'evidenza, della bellezza e della virtù. Secondo Nietzsche, però, questa immagine è fuorviante perché considera solo un momento della storia greca, e precisamente l'Atene del V secolo a.C., e soltanto alcuni prodotti artistici (in particolare architettura e scultura). Le radici della grecità vanno allora cercate esplorando le tradizioni marginali, come la musica, la saggezza popolare, i culti orgiastici. Emerge così la dimensione irrazionale della mentalità greca, in opposizione a quella apollinea esaltata dal classicismo di Winkelmann e di Hegel: è un impulso che Nietzsche definisce "dionisiaco", in riferimento al dio del vino e dell'estasi mistica.





Il ruolo della tragedia attica 
Il culmine della grecità è rappresentato dalla tragedia attica, perché questa esprime la sintesi perfetta tra i due impulsi.
Secondo Nietzsche la tragedia nasce dal coro dei Satiri, cioè la processione sacra in cui i partecipanti si trasformano in finti esseri naturali. Nello stato di esaltazione che pervade il corteo, l'uomo riesce a intuire il mistero dell'unità primordiale  (momento dionisiaco) e reagisce all'orrore e all'estasi producendo immagini (momento apollineo), cioé "vede se stesso come Satiro e come Satiro guarda a sua volta il dio" (La nascita della tragedia, pag 60). In definitiva, per Nietzsche la soluzione al problema della vita che la grecità autentica ha proposto è di tipo estetico: cercare il bello come forma per non dover guardare direttamente il caos dell'esistenza La sintesi tra dionisiaco e apollineo è perciò essenziale per garantire vitalità autentica a una civiltà e Nietzsche pensa di cogliere nell'opera Tristano e Isotta nel suo amico Wagner la rinascita della visione attica della tragedia.
La tragedia attica, infatti, a un certo punto è morta anzi, come ritiene Nietzsche, si è suicidata. L'autore di questo gesto è Euripide, che ha trasformato il mito tragico in una serie di eventi, razionalmente concatenati e fortemente realistici. Questo tendenza al realismo rimanda però a sua volta a un altro pensatore, Socrate, che per Nietzsche è il vero responsabile della morte della tragedia. Socrate è colui che inaugura una visione razionalista della realtà, nella quale il giusto è colui che raggiunge comunque la felicità, anche se apparentemente sconfitto dall'ingiusto. Socrate è l'inauguratore della "metafisica occidentale", ossia della convinzione che la "verità" sia qualcosa che sta "oltre" la vita e in qualche modo si opponga a essa, dal momento che possiede i caratteri di eternità, immobilità, necessità. Se il reale è razionale, ciò che vale la pena rappresentare sulla scena è appunto la struttura razionale della vita e il tragico non ha più senso di essere: di qui la trasformazione della tragedia in un racconto la cui logica deve essere salvata a ogni costo, compresa l'introduzione del deus ex machina.
Con Socrate ed Euripide sparisce la risposta autenticamente greca al dramma della vita e dell'esistenza. Nietzsche si propone un recupero della cultura tragica, anche attraverso il dramma musicale wagneriano. Tale recupero non deve però realizzarsi esclusivamente come puro e  semplice ritorno del mito, come voleva Wagner, ma tiene conto della parabola della metafisica e della scienza occidentali, che per Nietzsche trovano la loro conclusione in Kant e Schoperhauer. Le pagine finale della Nascita della tragedia ondeggiano in questa ambiguità e rimandano alle opere successive.







Bibliografia












Presentazione













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