Soren Kierkegaard (1813-1855) visse una vita monotona, priva di avvenimenti esteriori significativi: tuttavia, la sua sensibilità malinconica gli permise di vivere in maniera estremamente intensa i vari momenti decisivi della sua vita, che poi ebbero un'impronta decisiva nello sviluppo del suo pensiero filosofico, dando vita a una nuova forma della tradizione filosofica.
L'opera principale del filosofo danese è Entent-Eller (Aut-Aut) (1843), in cui vengono confrontate due dimensioni dell'esistenza: la vita "etica" e la vita "estetica".
In questo discorso, la filosofia della musica svolge una funzione determinante: infatti, il filosofo articola l'analisi intorno a figure storiche o mitiche, come per esempio Nerone, Faust e infine Don Giovanni.
Proprio la figura di quest'ultimo, incarnazione del primo stato della vita estetica, e quindi determinante per la comprensione delle tappe successive dell'analisi, si lega a doppio filo all'opera di Mozart (1756-1791), e assume addirittura un ruolo centrale per tutto lo sviluppo del pensiero filosofico di Kierkegaard.
La centralità della musica è dovuta all'affinità naturale che il filosofo associa alla "genialità sensuale", ossia la concentrazione della sensualità, qui intesa come la potenza dell'erotico e dell'amore, come forza costituente di un solo individuo: il legame con la musica è stabilito proprio dall'immediatezza della genialità sensuale e dall'impossibilità di una sua riflessione.
Questo genere di sensualità era già conosciuta nella cultura greca, ma solo come elemento costituente (non determinante) della personalità psichica di un individuo. Con l'avvento del Cristianesimo, la sensualità assume il significato di forza a sé stante, da combattere ed estirpare. Ciò costituisce automaticamente un paradosso: proprio quest'esclusione a priori della sensualità la determina in quanto forza e le conferisce identità e autonomia. Secondo Kierkegaard, la sensualità nell'era Cristiana è "spiritualmente determinata".
Dato che parole e concetti sono indissolubilmente legati alla riflessione, l'unico linguaggio in grado di esprimere la genialità sensuale è per natura la musica, in quanto è inaccessibile alla parola.
La figura del Don Giovanni racchiude in sè la perfetta sintesi sia della genialità sensuale che della musica. La sua storia sembra fatta su misura per la musica: infatti non è necessario che sia visto o pensato, ma solo ascoltato. Filosoficamente, Don Giovanni rappresenta, come già detto, il primo stadio della vita estetica, ossia "l'immediato nella sua immediatezza", e inoltre la massima espressione di quella che Kierkegaard chiama "Storia ideale del desiderio".
Questo discorso è legato agli stadi erotici immediati ed è sintetizzato dal filosofo in tre figure appartenenti alla produzione musicale di Mozart:
Ognuno dei tre rappresenta uno stadio diverso dell'erotismo:
1. Cherubino: questo stadio erotico prende il nome di "desiderio sognante". Questo termine indica la sensazione di malinconia derivata dalla situazione in cui il desiderio non è separato dal suo oggetto. Ne deriva un paradosso per il quale il desiderio é avvincente e seducente, ma rappresenta al tempo il presentimento di sé stesso. Secondo il filosofo, è determinante anche l'affidamento, in ambito musicale, di questa figura a una donna: dato che le dualità di "maschile e femminile" e "desiderante e desiderato" sono racchiuse in un unico individuo, questi non appartiene a nessuno dei due generi ed é sostanzialmente neutra.
2. Papageno: questo stadio erotico viene indicato con il termine di "desiderio cercante". Questa definizione è data dal fatto che il desiderio, nonostante compia una ricerca dell'oggetto da desiderare, non giunge a identificare un singolo oggetto: quindi non é possibile che il desiderio giunga a realizzarsi, in quanto è occupato a "scoprire" uno a uno gli oggetti.
3. Don Giovanni: questo terzo stadio costituisce l'apice dell'analisi del filosofo degli stadi erotici, e prende il nome di "desiderio desiderante", in quanto rappresenta sia l'unità dei due stadi precedenti, sia la realizzazione del desiderio. Inoltre, in questo stadio, il desiderio non rappresenta più un elemento integrante della personalità di un individuo, ma un principio.
La figura di Don Giovanni non si colloca a caso al centro dell'analisi di Kierkegaard: infatti, partendo da questa figura intesa come incarnazione della genialità sensuale, si arriva a identificarla come la forza stessa del desiderio. Un elemento che indica questa potenza sovrumana è l'indicazione numerica delle conquiste del libertino: sebbene possa sembrare a primo impatto una "esagerazione" (nell'aria dell'opera mozartiana "Madamina, il catalogo è questo", in cui il servitore di Don Giovanni, Leporello, elenca le conquiste del suo padrone, in cui tra l'altro si dichiara che Don Giovanni abbia conquistato mille e tre donne solamente in Spagna), indica in realtà la forza irrefrenabile del desiderio. Nel corso dello sviluppo filosofico di Kierkegaard il "desiderio" nella figura di Don Giovanni si evolve allo stadio di "seduzione". Con questo termine in questo particolare contesto, il filosofo indica come obiettivo dell'amore l'essenza della femminilità e si pone agli antipodi rispetto all'amore "psichico", vale a dire il concetto dell'amore inteso nella sua pienezza e longevità nel tempo, e quindi privo del suo aspetto molteplice. Per "seduzione" viene qui inteso l'amore immediato, in cui l'elemento preponderante é la ripetizione all'infinito: anche qui il legame con la musica é dato dall'immediatezza di quest'ultima, unica maniera di esprimere il carattere di Don Giovanni, in quanto le parole o i concetti necessiterebbero di una riflessione.
In rapporto allo sviluppo del pensiero filosofico kierkegaardiano, durante il corso di Aut-Aut, la figura di Don Giovanni passa dall'essere lo stereotipo del "seduttore" a quello dell' "antiseduttore": infatti Don Giovanni è "seduttore" in quanto l'elemento erotico si identifica come seduzione, ma come "antiseduttore" in quanto privo dell'autocompiacimento riflessivo che si può trovare in una figura come Faust.
Questo nuovo elemento è dato dal significato che Kiergekaard attribuisce al termine "seduzione": la potenza della parola, oppure della menzogna.
In pratica, la figura di Don Giovanni rappresenta l'anello di congiunzione tra due facce diverse della vita estetica, ossia il soggetto "musicale" (e Don Giovanni, data la sua onnipresenza nell'opera, ne è il perfetto esempio) e il soggetto "letterario" (come può esserlo un Faust o un Johannes, entrambi dotati dell'arma della parola, della menzogna e della riflessione). Il soggetto musicale vive la seduzione con la stessa temporalità della musica, mentre il soggetto letterario compie tutto un percorso riflessivo, come la pianificazione e la presa di coscienza della propria azione.
Non a caso, essendo Don Giovanni l'essenza stessa del desiderio inteso come pulsione vitale, per sconfiggerlo è necessaria un'azione di un altro essere sovrumano, ovvero il Commendatore, tornato dal mondo ultraterreno per punire il libertino che non sarebbe potuto essere fermato con mezzi umani.
Kierkegaard pone infine una riflessione sul destino di Don Giovanni come conclusione angosciante della vita estetica: la disperazione, qui non intesa come stato d'animo vissuto ma come angoscia dalla quale scaturisce la sensualità come potenza e come desiderio di vivere.
Questa riflessione viene associata alla musica di Mozart: come nell'ouverture il primo tema esposto lascia presagire all'oscurità in cui il "dissoluto punito" adempierà il suo destino, è altresì l'impronta dell'angoscia che è in lui.