E’ evidente che la divisione soggetto-oggetto, tipica della cultura filosofica occidentale moderna (vedi Cartesio) è la condizione di possibilità del dominio, anche se non saprei dire se sia anche finalizzata al dominio (ossia: non so dire se gli occidentali volessero prima il dominio e QUINDI – in senso causale – hanno immaginato un mondo del tutto oggettivato, oppure hanno prima immaginato il mondo oggettivato e QUINDI – in senso temporale – hanno capito che potevano dominarlo.) In ogni caso pensavano (e speravano) che modificare una res extensa del tutto estranea alla coscienza non avrebbe portato alcun cambiamento alla coscienza stessa. Come avrebbe potuto, dal loro punto di vista? Res cogitans e res extensa sono pensati sin dall’inizio come termini contradditori, che non hanno nulla in comune per definizione. Ma le cose non stavano (e non stanno) così. La coscienza in quanto apertura all’altro lo comprende, lasciandolo sussistere nella sua alterità: e cambiare l’altro (ossia: l’oggetto) implica perciò anche cambiare la coscienza (sia a livello individuale sia a livello collettivo, sociale e politico – in senso ampio). Questa è la ragione, per esempio, del fatto psicologico per il quale ci sentiamo meglio in una camera ordinata; ovvero che possiamo anche sentirci…