Io insegno filosofia e storia da quasi quarant’anni e tutte le primavere, più o meno in questo periodo, ho visto scene come quelle testimoniate dalla fotografia che vedete qui sopra: le case editrici ci mandano copia dei loro libri di testo per farceli visionare e possibilmente scegliere. I più giovani tra noi probabilmente non possono avere un’idea di quanto fossero incalzanti, per non dire asfissianti, i rappresentanti negli ultimi decenni del secolo scorso, quando internet si chiamava ancora Arpanet e stava solo nei film di fantascienza. Io all’epoca prendevo tutto e guardavo tutto, alla ricerca del libro se non perfetto, almeno adatto a me (per la cronaca, ho usato finché è esistito Il testo filosofico della Bruno Mondadori, mentre per storia ho sognato sopra L’operazione storica ripiegando però di volta in volta su testi più tradizionali). Il punto è che col passare degli anni il confronto tra tutti questi manuali di filosofia me li ha fatti sembrare tutti uguali. Ogni volta la casa editrice di turno proponeva quella che sarebbe dovuta essere una “novità” (una nuova antologia di testi, un nuovo apparato critico, le mappe concettuali, i riassunti a fine capitolo, le domandine preparate dalle ragazze in redazione…) e io…