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Storia
I fatti della storia
dal 1848 al 1870
in Italia
Analisi dello Statuto albertino





Lo Statuto albertino è la carta costituzionale del regno di Sardegna, concessa il 4 marzo 1848 dal re Carlo Alberto sotto la pressione degli eventi di quell'anno. Dopo il 1861 è stato adottato dal Regno d'Italia fino al 1948.
Lo Statuto assomigliava alle carte costituzionali francesi del 1814 e del 1830 e a quella belga del 1831 ed era espressione del liberalismo moderato
I diritti che venivano ufficialmente sanciti erano però sistematicamente subordinati alle leggi, che venivano invocate come limite ai diritti stessi.
Perciò i diritti non valevano in modo uguale per tutti, ma solo per coloro che disponevano del potere di fare le leggi
La società progettata dallo Statuto era perciò, per così dire, a due strati: era una società aperta per coloro che appartenevano alle classi dominanti, mentre era una società chiusa per le classi subalterne.
I diritti teoricamente sanciti dallo Statuto sono:
In ogni caso il diritto teoricamente acquisito viene limitato di fatto dalle leggi ordinarie, varate dal Parlamento.
Lo Statuto albertino si ispirava all'esempio inglese, e comprendeva perciò tre principi (monarchico, aristocratico e "democratico") cui corrispondevano tre organi (il re, il Senato, la Camera dei deputati)
Questi tre organi esercitano collettivamente il potere legislativo: non si ha perciò il principio della separazione dei poteri (tipico delle costituzioni americane e francesi)
Lo Statuto albertino progetta un governo misto, il cui obiettivo è di unificare nello stato le diverse componenti della società
Naturalmente da questo schema sono escluse le classi sociali più basse: il governo misto è pensato per cercare la stabilità in una società divisa in ceti (ossia composta da "diseguali")
Lo Statuto albertino nacque dunque secondo uno schema tripartito (re, senato e camera)
Ben presto tuttavia la vita politica del Piemonte e poi del Regno d'Italia si trasformò secondo uno schema bipartito (re+ senato da una parte e Camera dall'altra)
Questo avvenne perché il Senato era di nomina regia e non esisteva un tetto massimo al numero dei suoi membri.
Quando le posizioni del Senato si discostavano da quelle del sovrano, era sufficiente per quest'ultimo nominare una "infornata" di nuovi senatori, naturalmente fedeli al sovrano
La composizione del corpo elettorale piemontese risultava di 80.000 votanti su 4.900.000 abitanti
ossia di 1 elettore ogni 69 abitanti
A ogni deputato corrispondevano circa 300 elettori. Questo permetteva un contatto personale molto intenso tra gli elettori e il candidato: la campagna elettorale poteva in pratica svolgersi nei salotti, dal momento che si trattava di convincere un numero molto ristretto di persone
La composizione del suffragio
Il sistema non poteva restare stabile, proprio a causa della limitatissima base di consenso su cui poggiava (circa il 2% della popolazione totale)
Di conseguenza fu indispensabile allargare la base del suffragio modificando la legge elettorale a più riprese:
Una delle chiavi di lettura più significative della storia d'Italia è proprio quella che pone al centro l'esigenza, per la classe politica liberale e borghese, artefice della unità nazionale, di conglobare nel neonato stato le classi sociali popolari, che alla realizzazione dell'unità non avevano partecipato.
Isidoro Soffietti: I diritti fondamentali nell'esperienza costituzionale italiana | Il testo contiene una parte del libro di Soffietti e affronta i seguenti temi: l'idea dello Statuto come costituzione flessibile; la riserva di legge e la riserva giurisdizionale nello Statuto; i diritti di libertà nello Statuto |
Racioppi Francesco - Brunelli Ignazio Commento allo Statuto del Regno |
Il link porta alla pagina del Portale Storico della Camera dei Deputati italiana in cui compaiono i link alla riproduzione anastatica (divisa in più parti) del Commento allo statuto del Regno del 1909. In particolare il vol. 1 a pag 17 sgg. riporta la descrizione dettagliata di come si sia arrivati alla proclamazione dello Statuto. |