Aristotele è stato uno dei più grandi filosofi dell'Occidente, tanto che nel medioevo ci si riferiva a lui come «il» filosofo per eccellenza.
A prescindere da queste valutazioni condizionate dallo spirito del tempo, Aristotele incarna in modo paradigmatico uno dei modi possibili di fare filosofia, uno degli stili di lavoro che chi si occupa di filosofia può scegliere di seguire.
Da un punto di vista ontologico, Aristotele invita alla concretezza: senza essere materialista in senso tecnico, insiste a ricordarci che il «vero essere» è il mondo naturale che ci troviamo davanti agli occhi (non a caso, quando deve fare un esempio prende spunto molto spesso dalle piante e dagli animali, ossia dagli essere viventi in carne ed ossa).
Dal punto di vista dello studio del pensiero in quanto tale, Aristotele ha l'immenso merito di aver dato ordine al complesso di ricerche sulla struttura formale del pensiero svolte dai filosofi eleati, dai sofisti e da Platone, dando vita alla «logica» come la intendiamo in Occidente.
Da un punto di vista politico, Aristotele rinuncia alla prospettiva rivoluzionaria di Platone: egli non vuole cambiare lo stato, ma solo studiarlo. Egli pertanto, pur senza aver costruito un «sistema» filosofico in senso stretto (ossia una filosofia che abbia la pretesa di affrontare e spiegare ogni aspetto della realtà), rimane per molti aspetti il modello del «professore di filosofia».
La vita di Aristotele
Aristotele nacque nel 384/3 a.C. a Stagira, l'attuale Stavro, una piccola città macedone nella penisola Calcidica.
Il padre di Aristotele era il medico Nicomaco, che lavorava per il re dei Macedoni Aminta nella città di Pella, capitale del regno. Aristotele quindi, assistendo il padre, iniziò a studiare fisica e biologia, e questa esperienza condizionò profondamente la sua filosofia.
Rimasto orfano in tenera età, Aristotele dovette recarsi col suo tutore Prosseno ad Atarneo, cittadina dell'Asia Minore di fronte all'isola di Lesbo. Prosseno verso il 367 a.C., lo mandò ad Atene per studiare nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima: Aristotele aveva solo 17 anni. Qui egli visse come «meteco» ossia come uomo libero che, in quanto straniero, godeva dei diritti civili ma non di quelli politici.
Platone era in Sicilia, e Aristotele subì quindi l'influenza del reggente dell'Accademia, Eudosso di Cnido.
Nel 347 a.C. Platone morì. Aristotele non venne chiamato a sostituirlo (la direzione fu assunta da Speusippo, nipote di Platone) ed egli ritornò ad Atarneo, dove aveva trascorso l'adolescenza, su invito di Ermia, il tiranno della città. Presso la corte di Ermia Aristotele ritrovò altri ex allievi di Platone, e tutti insieme si trasferirono ad Asso, la nuoca capitale di Ermia, per fondare una scuola che si considera l'unica vera scuola platonica. Nel 344 a.C. Aristotele si trasferì a Mitilene, sull'isola di Lesbo, per fondare un'altra scuola. Nel 342 a.C. fu chiamato a Pella, in Macedonia, dal re Filippo II perché facesse da precettore al figlio Alessandro Magno.
Quando nel 340 a.C. Alessandro diventò reggente del regno di Macedonia, Aristotele tornò forse a Stagira e intorno al 335 a.C., si trasferì ad Atene, dove in un pubblico ginnasio, detto Liceo perché sacro ad Apollo Licio, fondò la sua famosissima scuola, chiamata Peripato (in greco «passeggiata») perché Aristotele amava insegnare passeggiando nel suo giardino.
Nel 323 a.C. morì Alessandro Magno: Aristotele venne guardato con ostilità per il suo legame con la corte macedone, e fu costretto a lasciare Atene e a rifugiarsi a Calcide dove morì l'anno dopo.
Le opere di Aristotele
Aristotele scrisse due tipi di libri:
Libri essoterici, ossia destinati alla pubblicazione. Sono quasi completamente andati perduti
Libri esoterici, ossia riservati all'uso di scuola. Erano raccolte di appunti integrati e corretti dallo stesso Aristotele. Sono stati raccolti successivamente in base agli argomenti che affrontavano.
Il loro elenco è piuttosto lungo:
Organon (in greco «strumento»)
raccoglie gli scritti di logica:
Le categorie (un libro)
Sull'interpretazione (un libro)
Analitici primi (due libri)
Analitici secondi (due libri)
Topici (otto libri)
Elenchi sofistici (un libro)
Seguono i libri dedicati al mondo naturale.
Fisica (otto libri) con scritti correlati:
Sul cielo (quattro libri)
Sulla generazione e corruzione (due libri)
Sulle meteore (quattro libri)
Storia degli animali (un libro)
Sulle parti degli animali (un libro)
Sulla generazione degli animali (un libro)
Seguono i testi dedicati all'ontologia
Metafisica (quattordici libri)
Sull'anima (tre libri)
Infine, i testi sull'etica e l'estetica
Etica Nicomachea (dieci libri)
Etica Eudemia (sei libri)
Grande etica (due libri)
Politica (otto libri) correlata alla
Costituzione degli Ateniesi
Retorica (tre libri)
Poetica, incompiuta.
In cosa è diverso Aristotele da Platone?
Platone e Aristotele rappresentano due dei modi possibili di guardare il mondo. Si tratta di due sguardi molto diversi e in qualche modo complementari, tanto che i pensatori che sono venuti dopo di loro (ma questo vale anche per ciascuno di noi, a distanza di oltre duemila anni) possono essere classificati, sia pure a volte con qualche piccola forzatura, come «platonici» o «aristotelici».
In Platone prevale senz'altro la tesi della unitarietà del reale: nella sua visione tutte le distinzioni rinviano infatti a una fondamentale unità, sia essa il bene, l'essere o l'uno.
In Aristotele convivono due linee. Da un lato c'è la ricerca di una spiegazione unificante della realtà ma dall'altro c'è anche la consapevolezza delle differenze ontologiche che distinguono tra loro i vari generi di realtà: in altre parole gli animali non sono la stessa cosa delle piante, gli esseri viventi in generale sono diversi dagli esseri inanimati, il mondo terrestre è diverso da quello celeste, i corpi fisici hanno leggi diverse dagli enti matematici, e così via.
In Platone, tutti i saperi dipendono in ultima analisi dalla dialettica, che ha il compito di giustificarne i fondamenti in rapporto al bene: il sapere epistemico (cioè rigoroso e fondato) presenta dunque un assetto rigidamente gerarchico.
In Aristotele alla consapevolezza delle differenze di cui è intessuta la realtà corrisponde una concezione del sapere tesa a salvaguardare la specificità e l'autonomia di ogni ambito disciplinare. Il sapere presenta in Aristotele una configurazione che da alcuni interpreti è stata definita «enciclopedica» in senso etimologico, ossia «posta in cerchio» (questo è il significato della parola greca enkuklopedia), per sottolineare come i diversi saperi fondati si trovano idealmente collocate gli uni accanto agli altri. Anche se lo Stagirita attribuisce una importanza maggiore ad alcuni settori del sapere rispetto ad altri, ciò non implica in generale una dipendenza gerarchica dei secondi dai primi. La stessa filosofia, che in Platone coincide con il vertice del sapere, tende in Aristotele a identificarsi con l'insieme dei saperi fondati.
Tuttavia anche in Aristotele rimane ugualmente una forma di gerarchia dei saperi. Da un lato, infatti, viene accordato un ruolo di privilegio alla proth filosofia [prote filosofia], la «filosofia prima» che studia le sostanze immobili tra cui il Divino (per l'eccellenza del suo oggetto, essa appare ad Aristotele più «filosofica» delle altre). D'altro lato, Aristotele ammette l'esistenza di una scienza dell'ente in quanto ente, che ha come oggetto come vedremo tutte le cose in quanto esistono e dichiara che essa è di competenza del filosofo.
Infine, in campo etico, Platone identifica la virtù con la conoscenza, Aristotele distingue con cura la sfera della teoria da quella dell'agire, e afferma che, nel determinare il comportamento virtuoso, un ruolo fondamentale è svolto dalla volontà.