Valle dell'Oetzl.
Una proposta per parlare di ICTs
Riflessioni , Scuola / 24 Febbraio 2023

Sono un insegnante delle scuole superiori e per lavoro devo parlare spesso con i colleghi a proposito dell’uso delle tecnologie informatiche a scuola, nell’insegnamento e nell’apprendimento. Il piano Scuola4.0 è stata l’ultima occasione per un confronto, sia pure veloce. Rimango sempre colpito dal fatto che la discussione sembra trasformarsi immediatamente in un confronto irrigidito, per non dire peggio, tra due schieramenti totalmente opposti: basta sollevare, anche per caso, il tema e subito qualcuno salta su a dire che lui è diverso, che a costo di sembrare arcaico vuole rimanere fedele al buon vecchio modo di studiare. Quelli che invece sono a favore delle tecnologie informatiche richiamano l’attenzione sulla necessità di “tenersi al passo coi tempi” ed esaltano le capacità dei programmi e delle macchine come estensioni della nostra intelligenza. Se devo essere onesto, mi pare però che negli ultimi tempi i difensori dell’informatica siano meno incisivi e radicali di dieci o quindici anni fa. Resta il fatto che quando la questione arriva da questi parti sembra che persone intelligenti, pacate e normalmente razionali e capaci di analisi pacate si lascino completamente avvolgere dai più banali bias di conferma e appaiono sorde alle ragioni dell’altra parte. Ma perché questi steccati sembrano…

Forse siamo ancora in tempo
Filosofia , Scuola / 23 Gennaio 2021

Forse siamo ancora in tempo per cercare di trarre qualche insegnamento da questi mesi difficili. Perché, certamente, bisogna che non siano passati invano; e che qualcosa rimanga, e che possa modificare il qualche misura quello che verrà dopo. Sarebbe terribile se alla fine ci dicessimo: ok ragazzi, l’emergenza è finita, a che pagina eravamo rimasti? Io sostengo che questi mesi sono l’occasione per una specie di «esperimento filosofico» che mai avremmo tentato da soli e che potrebbe aiutarci a capire di più e meglio in che cosa consista il processo di apprendimento/insegnamento (certo: io parto dal presupposto che ci sia qualcosa da capire e da capire sempre meglio. Chi pensa di aver già capito tutto, in effetti, potrebbe anche fermarsi qui, con la mia benedizione). In sostanza si tratta di questo: adesso che abbiamo provato a imparare e a insegnare a distanza, possiamo confrontare questa esperienza con quella di prima, ossia l’imparare e l’insegnare in presenza. Cosa è rimasto uguale? Cosa è cambiato? Cosa manca nell’uno? Cosa manca nell’altro? Come quando si confrontano due grafici, o due fotografie scattate a distanza nel tempo, dovrebbero emergere somiglianze e difformità, permanenze o assenze (ovvero nuove presenze). Quelli che dicono «lezione in presenza,…

E’ un paese (anche) per vecchi
Riflessioni , Scuola / 16 Ottobre 2017

Io non credo che essere “vecchi” (diciamo essere sopra i cinquanta, per intenderci) sia poi un gran difetto per fare l’insegnante, a condizione che chi lo fa abbia continuato a studiare. Voglio dire, capisco che i giovani insegnanti possono essere più aggiornati su certi argomenti; ma lo sono solo perché, essendo venuti dopo, questi argomenti se li sono trovati già nel piatto che hanno preparato loro all’università. I vecchi hanno dalla loro l’espereizna, e l’esperienza conta, quando devi trasmetterla. Certo, sto partendo dall’ipotesi che certe dinamiche dell’esperinza umana non cambiano nel carso di tre o quattro decenni (almeno): solo a questa condizione la persona “matura” può insegnare qualcosa agli juniors. Ma io sono convinto che più si scende nelle profondità della coscienza umana, più le dinamiche restano nel tempo e quindi un insegnante “vecchio” serve eccome!