Valle dell'Oetzl.
Promemoria sulla città

Fare politica a scuola è lecito? Certamente no, se si intende con ciò fare propaganda a favore di un singolo partito; certamente si, se si intende con ciò sensibilizzare i ragazzi ai temi del bene comune sui quali si decide la qualità della vita di ognuno di noi. Per questo mi pare che uno degli argomenti più interessanti da affrontare nelle nostre lezioni in questi anni sia quello della città. E’ un tema apparentemente anodino, da confinare appunto sulle pagine di qualche manuale di storia, o al massimo di qualche paragrafo di qualche libro di storia dell’arte che affronti il tema dell’urbanismo. Eppure le città sono i luoghi in cui viviamo le nostre vite reali; sapere come si sono formate e quali logiche sottintendono è il modo migliore per riuscire a intuire come cambiarle per vivere meglio. Far crescere persone che abbiano coscienza di ciò e che, una volta diventate adulte, sappiano e vogliano almeno chiedere agli amministratori di render conto delle loro (degli amministratori) scelte, questo è già far (buona) politica. Se poi si riuscisse a dare vita a un incipit di incubatore di nuove idee per organizzare meglio la concretezza delle città, ancora meglio! Senza nessuna pretesa di…

Tutto questo sparirà
Pensieri quotidiani / 6 Gennaio 2023

Una riflessione al volo sul fatto che questo blog, ben lungi dall’essere un porto sicuro per i miei pensieri, sparirà nel nulla poco dopo che avrò interrotto per qualsiasi motivo il pagamento dell’affitto dello spazio web ad Aruba. Se vuoi che qualcosa rimanga, affidalo alla carta. O almeno a un DVD. O almeno mettilo su una chiavetta. Il tutto, sperando che tra dieci anni i software siano ancora compatibili…

Una buona notizia, perché non se ne parla?

Leggo oggi 5 gennaio 2002 sul Corriere della Sera che gli stoccaggi di gas in Italia sono ancora all’83% della capienza massima. E’ un’ottima notizia: siamo già a gennaio, una parte del periodo più freddo dell’anno è già alle spalle, ci avviamo verso la primavera, e siamo riusciti a resistere senza troppi problemi alle minacce di Putin. Il nostro stile di vita è rimasto sostanzialmente invariato. Non stiamo correndo rischi. Allora perché queste cose non sono sulla prima pagina dei quotidiani, ma bisogna andare a scovarle nelle pagine di economia, dove comunque sono scritte ben in piccolo?

“Dillo con parole tue”, ovvero come usare Lens a scuola

In questi giorni, grazie a una mia studentessa, che devo chiamare solo I. per la privacy, ho scoperto una funzionalità del mio cellulare che non conoscevo: l’utilizzo della app Lens. Voi direte: ma che tardone che sei! scrivi e parli dell’uso delle ICT nella didattica e non conoscevi questo programma? E che vi posso dire? Così stanno le cose: non lo conoscevo. Google Lens è un’app mobile di riconoscimento delle immagini sviluppata da Google. Annunciata durante Google I/O 2017, è stata progettata per portare informazioni pertinenti utilizzando l’analisi visiva. Inizialmente veniva fornita come app a parte, in seguito è stata integrata nell’app Fotocamera di Android. (fonte: voce Google Lens su Wikipedia) Il trucco sta nell’uso delle reti neurali che permettono un riconoscimento quasi perfetto del testo scansionato. La cosa funziona così: si apre l’app, la si punta su un testo e si scatta una specie di foto. Il programma individua il testo e chiede cosa fare: scansionare il testo, tradurlo, cercare una parola… Scegliendo “testo” scansiona il testo, che viene evidenziato, poi ti chiede di nuovo cosa vuoi fare: il software (perché sempre di software si tratta, non di magia) può leggerlo oppure selezionarlo per la copia. A me interessa…

Andare a scuola o andare al lavoro?
Pensieri quotidiani / 1 Gennaio 2023

Sono un insegnante da quasi quarant’anni. Per moltissimo tempo ho salutato mia moglie, al mattino, dicendole: “Ciao, vado a scuola”. Arrivato alla mia età, superati da un pezzo i sessanta, penso di aver sbagliato a usare quella frase per tutto quel tempo. Certo, era una cosa spontanea: in fondo, andavo effettivamente a scuola, nel senso che andavo nell’edificio del mio liceo. Ma in italiano la frase “vado a scuola” ha una gamma di significati che non ha, per esempio, la frase “vado in ospedale” detta da un medico. Dal momento che il medico è sano, la frase può voler dire solo che sta andando in quell’edificio per svolgere il suo lavoro: nessuno ascoltandolo penserebbe che sta andando al nosocomio per farsi  curare, o qualcosa del genere. “Andare a scuola” invece può mantenere una sfumatura diversa: io, come tutti, sono “andato a scuola” per tutti gli anni della mia infanzia e della mia giovinezza (diciassette anni, in effetti, contando l’università e lasciando perdere l’asilo) per imparare, restando in una situazione di subalternità a qualcuno (la maestra, i professori, i docenti universitari). Ripetere la stessa frase adesso può trascinarsi dietro questo vago riflesso di “non lavoro” che era il suo mood principale…

“Sereni davanti al boia”
Filosofia , Pensieri quotidiani / 20 Dicembre 2022

Il titolo di questo post è il titolo di un articolo che sto leggendo proprio in questo momento e che è dedicato alle ultime lettere dei condannati a morte. Non voglio discutere le loro parole: piuttosto, vorrei riflettere sul fatto che nessun computer potrebbe scriverle. Il programma che ha appena spostato in alto, e di parecchio, la fruibilità della “intelligenza artificiale” a livello popolare, ChatGPT non potrebbe scrivere un testo del genere. O meglio, potrebbe mettere in file le parole, la “hyle” del discorso, ma non potrebbe ricrearne la “morfè”, ossia la loro unità di senso. L’aspetto performativo del discorso è del tutto assente da un programma, per l’ovvia ragione che dietro le parole messe in fila da una macchina non c’è nessuna vera “decisione” e quindi nessuna vera “presa di posizione” nell’essere. Cosa che invece dovevano fare per forza i condannati a morte: sotto tortura le parole chiave, “si” o “no”, diventano trigger di fatti e mutamenti di stati dell’essere. Il computer invece può far apparire sullo schermo delle lettere, ma non può modificare nulla nello stato dell’essere. Potrebbe essere quindi che la comparsa di questi programmi in grado di simulare alcuni aspetti del discorso umano abbiano come risultato…

Grazie a te, Madonna!
Pensieri quotidiani / 4 Aprile 2020

Il ministro asburgico Metternich ebbe a commentare, una volta, che un singolo libro era costato all’Austria come una battaglia persa. Oggi un singolo post della signora Maria Luisa Ciccone, in arte Madonna, vale forse lo stesso, ma in positivo: God bless you, Italy, ha commentato la cantante su un video (peraltro ripreso da The Guardian) in cui si mostra come in un vicolo di  Napoli abbiano appeso, da un balcone, due cestini con i rispettivi cartelli: “Chi ha, dia” e “Chi ha bisogno, prenda”.    

Dalla pagina FB di Valentina “Valediba”

Mi ero ripromessa di non scrivere del coronavirus. Ma in questi giorni leggo commenti e pensieri che mi lasciano perplessa. Alla preoccupazione per la situazione che stiamo vivendo tutti, nessuno escluso, si aggiunge quella per l’ignoranza che troppo spesso leggo. Questa guerra non lascia spazio agli armistizi e ai trattati di pace. Il mondo non ne uscirà vittorioso, comunque. L’Italia, l’Europa, l’America, sono chiamate alla Resistenza e questo Noi lo stiamo facendo. Noi, magari a tratti in maniera maldestra, in modo “italiano”, forse per tentativi ed errori, ma innegabilmente con tutto il sangue e la passione che ci appartengono (avete presente l’Inter?! Ecco, anche un po’ così). E meritiamo di amarci sempre, di venirne fuori, ammaccati ma salvi. Questa guerra ci cambierà tutti, nessuno escluso. E allora spero che cambi l’arroganza di quelli che si permettono di criticare il sistema, il metodo, le decisioni, ma soprattutto il lavoro di chi lo sta facendo (non loro!), …senza conoscere neanche le regole della grammatica italiana (allora meglio non rischiare, dai: evitate di scrivere, non siete credibili e siete anche un po’ ridicoli!) …spero che cambi la presunzione dei tuttologi che pubblicano senza sosta i numeri dei contagi, dei morti, dei positivi, e…

In Inghilterra, frattanto

In Inghilterra c’è una vecchietta di 93 anni molto famosa. Ormai fa quasi solo la nonna, ma compare spesso in televisione. Viene spesso presa in giro, anche da noi in Italia, perché quando si trova ad affrontare una crisi (e col lavoro che fa ne deve affrontare spesso, sia in famiglia sia fuori) le capita di ricordare che lei ha affrontato le bombe naziste insieme a suo padre durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale,  e che quindi quello che capita ora non la impressiona per niente. Tutti la prendono un po’ in giro per questa fissazione un po’ senile, eppure questa nonnina, simile a tante altre e solo per un caso biografico così esposta mediaticamente, ci ricorda una cosa semplice: il valore della memoria e della storia. Abbiamo già incontrato situazioni difficili, anche molto difficili, e ne siamo usciti: ne usciremo anche questa volta. Certo, fa effetto leggere sul Corriere di Oggi, 19 marzo 2020, che le aziende tessili di moda stanno riconvertendo parte dei loro impianti per produrre mascherine filtranti, come succede in tempo di guerra. E’ successo altre volte ed è sempre stato un passaggio chiave: significa che le risorse di un paese cominciano a essere organizzate…