Prendo spunto da un articolo di Farhad Manjoo per una immagine utile a descrivere la dinamica delle città. L’articolo di Manjoo (NTY 19 maggio 23) parla del cambiamento strutturale nel lavoro dopo la pandemia e della sua virata verso l’homeworking. La sua spiegazione è semplice: la gente odia fare il pendolare. Chi ci rimette? Le città, dice Manjoo, che “fanno affidamento sui ritmi dei pendolari giornalieri”. Questo è lo spunto. Circa 1.650.000 persone si spostavano giornalmente già nel 2011 per andare a lavorare a Milano (report del Comune di Milano, basato sui dati dell’ultimo censimento disponibile). Prova a immaginare questa massa di persone come una marea, che sale al mattino e si ritira alla sera. Pensate letteralmente a una marea, perché si tratta di uno spostamento fisico di una massa fisica che si disperde in mille rivoli saturando tutti gli spazi disponibili: non solo gli uffici, ma le strade, i marciapiede, i parcheggi, i bar, le tavole calde, le biblioteche, gli uffici comunali, e ancora le metropolitane, i tram, gli autobus. Come fanno le maree nell’oceano quando riempiono le barriere coralline, questo spostamento riempie di vita alla mattina la nicchia ecologica che lo ospita e che esso stesso contribuisce a…
http://budget.g0v.it/partition/overview
A quanto pare qualcuno all’Agenzia Europea del Farmaco ha lasciato sfuggire una informazione preziosa: quanto costano i vaccini anti Covid. Non è chiaro se si tratta del costo di produzione o di quello di vendita. Il testo è in olandese. La prima colonna indica il prezzo per dose in euro; la seconda il numero (si suppone delle dosi per gli olandesi: il totale infatti è sufficiente per due dosi a ciascuno dei 17 milioni di abitanti dei Paesi bassi). La terza colonna dovrebbe indicare il costo totale per il governo olandese. L’immagine è ripresa da TGcom24 del 20 dicembre 2020.
Politica interna Caso Tridico commento Repubblica 29 settembre 2020
Guardando le analisi sui finaziamenti ricevuti dai principali candidati democratici alla Casa Bianca in vista delle prossime elezioni (3 novembre 2020) sorge il sospetto (che è più di un sospetto) che la gente (soprattutto i politici) non impari mai dai propri errori. A quanto pare, infatti, il candidato che sta raccogliendo più fondi e dal numero maggiore di candidati è Sanders, proprio quello che alle scorse elezioni, togliendo il suo appoggio alla Clinton nel momento decisivo, ne ha decretato la sconfitta. Siccome i più autorevoli candidati sono Joseh Binden ed Elizabeth Warren, semba di assistere a un dejà vu: Sanders è considerato troppo di sinista, quasi un comunista, e non può, semplicemente non può vincere le elezioni (che come tutti sanno si vincono conquistando il centro dell’elettorato, prima delle estreme). https://www.nytimes.com/interactive/2019/08/02/us/politics/2020-democratic-fundraising.html Finirò che ci tocca tenerci Trump per altri quattro anni.
https://parallel.co.uk/netherlands/#17.42/52.371249/4.902694/0/40
immagine: © Copyright Oliver Dixon and licensed for reuse under this Creative Commons Licence. Vedila qui nel contesto originale. Il 25 aprile 2019 un collettivo di rider di Deliverance Milano ha pubblicato un lungo post che una volta si sarebbe chiamo “di lotta di classe”: i media si sono occupati di loro soprattutto per la minaccia rivolta ai vip di vendicarsi per il loro rifiuto di lasciare mance ai lavoratori che portano loro il cibo a domicilio, ma in realtà nel post si chiedevano anche una serie di rivendicazioni “sindacali”: «non possiamo più prescindere dall’avere diritti sindacali, #reddito incondizionato, salario minimo e una previdenza sociale adeguata». E ancora: «Pretendiamo che le nostre mance non vengano tassate, ad oggi viene trattenuta l’Iva quando il pagamento avviene (come la maggior parte delle volte) per mezzo del supporto di intermediazione digitale, quando dichiarate il contrario». Subito Deliveroo si è dissociata, precisando che il post è stato pubblicato sulla pagina Facebook Deliverance milano; sùbita si è levata la rivolta dei VIP, che giustamente lamentano la violazione dei diritti di privacy: e nessun media si è sottratto all’obbligo di dare spazio a queste risentite proteste. Ma il problema resta. E ci tocca tutti, perché tutti riceviamo qualcosa a casa, se non il cibo…
L’associazione Copernicani. Innamorati del futuro ha realizzato un grafico interattivo per la visualizzazione del bilancio dello Stato. Non è possibile incorporarlo qui per ragioni tecniche: il link è questo. I cerchietti in blu sono quelli per i quali la spesa statale è diminuita; quelli verdi quelli per i quali è aumentata. Questi sono fatti, con buona pace di tutti. Quella specie di mostro verdino, che occupa ben il 26% della superficie e che nessuno può evitare di vedere, sono i Rimborsi titoli del debito statale. Il secondo cerchio per dimensione è Tutela dei llivelli essenziali di sussistenza Come dire: non è vero che lo Stato non si è occupato finora dei nullatenenti o di comunque è in difficoltà. Vi lascio scoprire da soli quanto pesano i Benefici connessi alla qualifica di rifugiato, per esempio, o le spese per il funzionamento del Parlamento. Dopodichè, la domandina è facile facile: dove bisogna operare per ridurre in maniera più significativa il deficit dello Stato? Per completezza, allego anche il link al sito soldipubblici.gov.it che permette di sapere quanto e come spendono i comuni italiani (m anon solo) Per una riflessione più articolata, il sito di Openpolis
La Federal Reserve americana ha un sito poco noto ma importantissimo sul quale vengono pubblicati i dati grezzi sull’economia cui tutti gli analisti poi fanno riferimento per scrivere i loro lavori. Il sito è raggiungibile a questo indirizzo. Ecco il grafico che illustra l’andamento del prodotto interno lordo (in dollari e senza gli aggiustamenti statistici stagionali): La cosa interessante, mi pare, è che il PIL del nostro paese è cresciuto a scatti: una crescita abbastanza tranquilla tra il 1970 e il 1980 (nonostante l’inflazione), poi in modo impetuoso tra il 1985 e il 1992 (anno di Maastricht e del governo Amato con la sua famosa finanziaria “lacrime e sangue”) e poi ancora dal 2001 (entrata in vigore dell’euro) fino al 2008 (crisi Lehman). E’ qui che si vede l’impennata più ripida della curva. da quel momento il PIL cala, con una lieve ripresa dal 2015.