https://www.corriere.it/tecnologia/23_giugno_05/milano-redditi-quartiere-per-quartiere-infografiche-dati-f6b5f97a-9bf9-4771-ba21-69b84e4b9xlk.shtml
In questo dettaglio del meraviglioso quadro che Cezanne realizzò nel 1895 per Gustave Geffroy si vede una libreria del tutto simile a quella che potrebbe esserci in qualsiasi casa di oggi I libri sono assolutamente indistinguibili da quelli di oggi: hanno dimensioni contenute e coste colorate, risultano leggermente inclinati all’interno degli scaffali perché una biblioteca viva cresce col tempo e non riempie da subito tutti gli spazi disponibili La prima, banalissima, considerazione è che se questa libreria è indistinguibile da quelle del XXI secolo significa che non solo l’oggetto libro è rimasto identico da oltre 130 anni (in realtà la sua forma è stabile da circa cinquecento anni, e se consideriamo la forma-pagina risaliamo tranquillamente al XIII secolo) ma anche che il nostro rapporto con questi oggetti è rimassto invariato. Naturalmente questa è una libreria borghese, che con la sua sola presenza qualifica il livello sociale del suo proprietario. Essa è, letteralmente, la “memoria espansa” di Geffroy (non è un caso che i settori degli hard disk dove vengono raccolti i file vengono chiamati “library”). L’amico di Cezanne poteva voltarsi e scorrendo i titoli recuperare un testo da quale poi estrarre l’informazione che gli serviva in quel momento.
“Nel parlare di una bella ragazza, di un bel paesaggio, di un bel dipinto, ho certo delle cose molto diverse in mente. Ciò che è comune a tutte, «la bellezza», non è né una entità misteriosa, né un mondo misterioso. Al contrario, nulla forse è sperimentato in modo più diretto e chiaro della presenza della «bellezza» in vari oggetti belli. Il fidanzato ed il filosofo, l’artista e l’imbalsamatore possono «definirla» in modi molto differenti, ma tutti definiscono la stessa condizione o stato specifici – una o più qualità che mettono il bello in contrasto con altri oggetti. In questa sua indeterminatezza e immediatezza, la bellezza è sperimentata nel bello, ossia è vista, udita, annusata, toccata, sentita, compresa. Essa è esperita quasi come un trauma, a causa forse del suo carattere di contrasto, che spezza il circolo dell’esperienza quotidiana ed apre (per un breve momento) un’altra realtà (di cui la paura può essere un elemento integrale). Questa descrizione ha precisamente quel carattere metafisico che l’analisi positivista desidera eliminare mediante traduzione, ma la traduzione elimina ciò che era da definire. Ci sono varie definizioni «tecniche» della bellezza in estetica, più o meno soddisfacenti, ma sembra essercene soltanto una che serba il contenuto…
Prendo spunto da un articolo di Farhad Manjoo per una immagine utile a descrivere la dinamica delle città. L’articolo di Manjoo (NTY 19 maggio 23) parla del cambiamento strutturale nel lavoro dopo la pandemia e della sua virata verso l’homeworking. La sua spiegazione è semplice: la gente odia fare il pendolare. Chi ci rimette? Le città, dice Manjoo, che “fanno affidamento sui ritmi dei pendolari giornalieri”. Questo è lo spunto. Circa 1.650.000 persone si spostavano giornalmente già nel 2011 per andare a lavorare a Milano (report del Comune di Milano, basato sui dati dell’ultimo censimento disponibile). Prova a immaginare questa massa di persone come una marea, che sale al mattino e si ritira alla sera. Pensate letteralmente a una marea, perché si tratta di uno spostamento fisico di una massa fisica che si disperde in mille rivoli saturando tutti gli spazi disponibili: non solo gli uffici, ma le strade, i marciapiede, i parcheggi, i bar, le tavole calde, le biblioteche, gli uffici comunali, e ancora le metropolitane, i tram, gli autobus. Come fanno le maree nell’oceano quando riempiono le barriere coralline, questo spostamento riempie di vita alla mattina la nicchia ecologica che lo ospita e che esso stesso contribuisce a…
Oggi, su La lettura del Corriere della Sera, mi sono imbattuto nella intervista a Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino. Al termine del lungo colloquio con Fabio Genovesi, rispondendo a una domanda su quello ritiene di aver perso nella vita, Greco risponde: “Il tempo per la ricerca…Vorrei chiudermi in una biblioteca a leggere. Mi sento sempre più ignorante, una specie di analfabeta di ritorno”. Che cosa stupenda da dire e da pensare. E io devo confessare che arrivato a 63 anni mi sento proprio così. Ho letto e studiato tanto, ma avrei voluto leggere e studiare di più. Il cronista, anche lui colpito, chiosa che Greco “parla almeno dieci lingue e legge i geroglifici come noi i cartelli pubblicitari lungo la strada”, e io non mi avvicino nemmeno lontanamente a questi livelli di cultura. Eppure capisco perfettamente quello che vuole dire quando dice: “Mi sento sempre più ignorante”. Ogni volta che prendo in mano un libro sono divorato dalla curiosità di sapere cosa dice. Ma non è proprio curiosità, questa parola è sbagliata: lascia intendere che si tratti di qualcosa di futile e passeggero, qualcosa che appunto è una semplice curiosità, una domanda che si è posata sulla…
Scheda di lettura Il femminismo è per tutti di bell hooks I numeri tra parentesi indicano le pagine della edizione italiana Il libro raccoglie il pensiero della filosofa femminista americana bell hooks (è lo peudonimo di Gloria Jean Watkins e va critto in minuscolo). Lo svolgimento muove approssimativamente dal centro individuale (la coscienza della singola donna) verso l’orizzonte della totalità (una totalità quasi metafisica, alla fine). Il primo punto quindi è l’insistenza sul tema della autocoscienza, intesa come un ripensamento continuo del proprio sé, anche nella relazione con le altre donne (relazione che viene indicata col termine «sorellanza»). Il secondo punto riguarda i «diritti riproduttivi», una espressione veramente brutta che però serve alla hooks per evitare di incagliare tutto il discorso esclusivamente sul tema dell’aborto. Il terzo livello, decisamente più «sociale», riguarda l’intreccio (che la hooks ritiene decisivo) tra lotta per i diritti delle donne, lotta di classe e lotta al razzismo. Tutte queste lotte sono solo frazioni di quello che è il vero obiettivo del femminismo, ossia i rapporti di potere e di dominio tra gli uomini, che impediscono il libero esprimersi della persona e quindi sono sempre causa di infelicità. Da questo punto la hooks si spinge a…
Video estremamente drammatico
Io insegno filosofia e storia da quasi quarant’anni e tutte le primavere, più o meno in questo periodo, ho visto scene come quelle testimoniate dalla fotografia che vedete qui sopra: le case editrici ci mandano copia dei loro libri di testo per farceli visionare e possibilmente scegliere. I più giovani tra noi probabilmente non possono avere un’idea di quanto fossero incalzanti, per non dire asfissianti, i rappresentanti negli ultimi decenni del secolo scorso, quando internet si chiamava ancora Arpanet e stava solo nei film di fantascienza. Io all’epoca prendevo tutto e guardavo tutto, alla ricerca del libro se non perfetto, almeno adatto a me (per la cronaca, ho usato finché è esistito Il testo filosofico della Bruno Mondadori, mentre per storia ho sognato sopra L’operazione storica ripiegando però di volta in volta su testi più tradizionali). Il punto è che col passare degli anni il confronto tra tutti questi manuali di filosofia me li ha fatti sembrare tutti uguali. Ogni volta la casa editrice di turno proponeva quella che sarebbe dovuta essere una “novità” (una nuova antologia di testi, un nuovo apparato critico, le mappe concettuali, i riassunti a fine capitolo, le domandine preparate dalle ragazze in redazione…) e io…
Uno dei contributi più interessanti apparsi negli ultimi tempi nel panorama della didattica è il libro di Susanna Sancassani et alii La ricerca del giusto mezzo. Strategie di equilibro tra aula e digitale, pubblicato da Pearson colpevolmente solo in formato cartaceo. Prima di tutto, si tratta di un lavoro concentrato finalmente sulla didattica universitaria, estendibile (con qualche distinguo) a quella delle scuole superiori: non è uno di quei libri che promettono mari e monti e poi si scopre che parlano solo dei “bambini”, ossia studiano solo la didattica nella scuola primaria. La nozione centrale è quella di “Rete di apprendimento”, già presentata i Progettare l’innovazione didattica, sempre della Sancassani e sempre di Pearson, apparso nel 2019: l’idea chiave è riconoscere che il processo di apprendimento avviene quando gli attori dell’apprendimento si scambiano informazioni attraverso i canali che collegano gli attori stessi (Sancassani: 2023, 14). Il concetto di Rete di apprendimento si è sviluppato nella idea di Smart Learning Design 25 (SLD25) del nuovo libro: in mezzo, l’esperienza traumatica del Covid e della DaD. In effetti si percepisce fortissimo lo “stare nel tempo presente” degli autori, che fanno costantemente riferimento alle esperienze didattiche indotte dal lockdown come a un “acceleratore” di…