E’ una terminologia militare (e anche abbastanza imprecisa) che descrive una manovra per la quale l’aereo vola così basso e sfrutta così bene le asperità del terreno da risultare invisibile ai radar nemici. Voglio usare questa metafora per indicare un fatto che a volte i teorici apocalittici del futuro umano dimenticano: è vero che noi siamo già ipercontrollati dagli algoritmi dei grandi software come Google e Facebook, è vero che l’uso delle carte di credito e delle ricevute elettroniche permette a banche e Stati di conoscere meglio di noi la nostra situazione economica (se aprite il vostro cassetto fiscale presso l’Agenzie delle Entrate scoprirete che conoscono già TUTTO di voi), ma è anche vero che questi occhi elettronici possono vedere solo quello per cui sono programmati. Voglio dire: basta lasciare a casa il telefono e agli occhi di Google tu semplicemente scompari. Puoi fare quello che vuoi, senza che il “sergente elettronico” possa saperlo. Ovviamente, devi volare sotto il suo radar. Se ti rimetti a comprare cose, a usare il telefono e in generale ad attivare interazioni col mondo mediate dalla tecnologia informatica torni sotto il suo controllo. In tutti i film polizieschi la prima cosa che un fuggiasco deve…
Fare politica a scuola è lecito? Certamente no, se si intende con ciò fare propaganda a favore di un singolo partito; certamente si, se si intende con ciò sensibilizzare i ragazzi ai temi del bene comune sui quali si decide la qualità della vita di ognuno di noi. Per questo mi pare che uno degli argomenti più interessanti da affrontare nelle nostre lezioni in questi anni sia quello della città. E’ un tema apparentemente anodino, da confinare appunto sulle pagine di qualche manuale di storia, o al massimo di qualche paragrafo di qualche libro di storia dell’arte che affronti il tema dell’urbanismo. Eppure le città sono i luoghi in cui viviamo le nostre vite reali; sapere come si sono formate e quali logiche sottintendono è il modo migliore per riuscire a intuire come cambiarle per vivere meglio. Far crescere persone che abbiano coscienza di ciò e che, una volta diventate adulte, sappiano e vogliano almeno chiedere agli amministratori di render conto delle loro (degli amministratori) scelte, questo è già far (buona) politica. Se poi si riuscisse a dare vita a un incipit di incubatore di nuove idee per organizzare meglio la concretezza delle città, ancora meglio! Senza nessuna pretesa di…