Valle dell'Oetzl.
No fear
Contemporaneità , Riflessioni / 25 Ottobre 2020

Bene, l’ondata sta arrivando. La linea del groppo si sta avvicinando in fretta, molto più in fretta di quanto vorremmo. Il ridosso è lontano; la scogliera, sottovento, vicina. Avremmo dovuto prepararci meglio e per tempo, visto che la tempesta era segnalata negli Avvisi ai naviganti. Non lo abbiamo fatto, almeno a livello collettivo e di governo. Adesso non ci resta che rizzare tutto sul ponte, il meglio che si può, cercando di fare tesoro dell’esperienza della scorsa primavera. Prima di tutto, andiamo dal parrucchiere. Voglio iniziare con una cosa leggera, o che sembra leggera: in realtà tante signore e ragazze hanno sofferto per l’impossibilità di curare la propria immagine come erano abituate. Una cosa dovremmo averla capita: il virus fa quello che vuole, irridendo gli sforzi umani per contenerlo (almeno fin quando non arriverà da dietro la collina il Settimo Cavalleggeri a bandiere spiegate, ossia il vaccino). Le dinamiche delle pandemie del passato (ah, cosa vuol dire riflettere sulla storia!)  mostrano che la malattia procede ad ondate e che ce ne sono almeno tre (per lo meno così andò con la Spagnola di un secolo fa; con quelle prima andò peggio),  più o meno con lo stesso andamento. Perciò io…

La chiusura dei bar falso problema
Contemporaneità / 18 Ottobre 2020

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa, ed è quello della chiusura, più o meno totale, dei bar e dei locali della movida. Le autorità vogliono chiudere i bar perché portano folla incontrollata, che si assembra non rispettando le misure di sicurezza anticovid e così spargendo il contagio.  La preoccupazione è reale e giustificata, ma in realtà, almeno qui  in Italia, sorge il sospetto che sia un problema affrontato male. Il vero punto infatti è evitare gli assembramenti: QUESTO è l’obiettivo. Non chiudere i bar. Il problema è che le nostre autorità soffrono da tempo di incapacità di governance. Non sanno esercitare nel modo dovuto i poteri che hanno, e soprattuto non sanno esercitare il controllo sul territorio in modo adeguato: ossia fermo ma allo stesso tempo rispettoso dei diritti dei cittadini. Perciò, non sapendo come cavarsi d’impaccio, preferiscono fare tabula rasa e chi si è visto si è visto. Perché nessuno ha pensato a un sistema di prenotazioni anche per i bar e i locali, possibilmente gestito tramite app? Una volta che obblighi la prenotazione, e quindi il consumo al tavolo, diventa molto più facile controllare il rispetto delle distanze. Si dice: ma il problema è nelle strade….

Un problema a scuola
Contemporaneità , Scuola / 9 Ottobre 2020

Uno dei nodi di questi giorni è il fatto che i docenti, se vengono messi in isolamento fiduciario, sono equiparati ai docenti in malattia e quindi non possono fare lezione a distanza. A parte l’ovvia stupidiità della norma di fronte a una situazione come quella attuale, e scontato il rimprovero al legislatore che in tanti mesi non ha pensato a metterci una pezza, cosa si può fare? MI pare chiaro che bisogna trovare un escamotage legale, un qualcosa che permetta di continuare a insegnare a distanza in caso di necessità. Se dichiariamo per esempio che il docente viene “distaccato”? Oppure che è in “uscita didattica”?Dagli un “distacco sindacale” mi pare eccessivo… 🙂 Bisogna trovare qualcuno che conosce i ghirigori della legge e che sappia trovare la risposta alla domanda: giustificare il fatto che un docente che non è in aula continui a fare il docente. Ripeto: la risposta NON è nei manuali. Non chiedetela ai DSGA, perché non è una casellina da spuntare nel menù a discesa di Segreteria digitale. Ci vuole la fantasia italica, una volta tanto dedicata a una buona causa. Resto in attesa di un gentile cenno di riscontro.