La Jolly Nero non era una nave tanto più sfortunata di altre. Era vecchia, quello si (era stata varata nel 1976 come Maersk Alaska), ma fino al 7 maggio 2013 se l’era cavata bene, anche durante il periodo in cui era stata impiegata dalla Marina Militare americana come nave appoggio per il Maritime Prepositioning Ship Squadron Three. Ma quella notte no. Il comandante Roberto Paoloni decise di uscre dal porto di Genova anche se sapeva che le macchine non erano in perfette condizioni (più volte avevano rifiutato di partire) e il contagiri in plancia non era funzionante. Forse sarà partito perché doveva partire; forse si sarà detto :”Speriamo in bene!”; certamente si sarà incoraggiato mormorando tra sé: “Massì, è andata sempre bene, perché dovrebbe andar male adesso?” Eppure alle 23.05, proprio mentre la nave stava compiendo nelle acque ristrette del porto la complessa manovra di girarsi per uscire (un po’ come deve fare un TIR per lasciare il suo parcheggio) le macchine si fermarono. C’erano due rimorchiatori ad aiutare la Jolly Nero: ma nessuno li avvertì per oltre un minuto mentre la nave, a circa 3 nodi di velocità (circa 5,5 km/h), piano piano puntava dritta verso la torre alta 50…
Invictus Dalla notte che mi avvolge, Nera come la cavità tra i poli, Ringrazio quali che siano gli déi Per la mia indomabile anima. Nelle grinfie feroci degli eventi Non mi sono arreso né ho gridato. Sotto le randellate della sorte Il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime S’intravede solo l’Orrore dell’ombra, Ma ancora la minaccia degli anni Mi trova e mi troverà, senza paura. Non importa quanto angusto è il passaggio, Quanto carica di punizioni la lista, Io sono il padrone del mio destino: Io sono il capitano della mia anima. William Ernst Henley (traduzione di Nicola Guerra) Henley era un poesta e giornalista inglese nato a Gloucester nel 1848. A 12 anni di ammalò di tubercolosi, che degenerò nel morbo di Pott obbligando i medici ad amputarli una gampa per salvargli la vita. Nonostante queste mantenne una eccezionale vitalità: il figlio del grande scrittore Robert Louis Stevenson lo descrisse “un grosso, sanguigno individuo dalle spalle larghe con una gran barba rossa e una stampella; gioviale, sorprendentemente arguto, e con una risata che scrosciava come musica; aveva una vitalità e una passione inimmaginabili; era assolutamente travolgente”. Sembra che a lui Stevenson…
Fonte Eurostat Questo video, realizzato utilizzando i grafici dinamici pubblicati sul sito Eurostat, mostra alcune cose interessanti. Prima di tutto è evidente la “zona di benessere europea” (ZBE) al suo centro: la ex Germania federale, ma anche l’Italia settantrionale e centrale, quasi tutto il Benelux (le Fiandre storiche). La ZBE si prolunga a nord nei paesi scandinavi. Fuori da quest’area centrale abbiamo la valle dell’Ebro, la parte sudorientale dell’Inghilterra e le enclave rappresentate dalle capitali (Parigi, Madrid). Facendo scorrere il tempo, è la Francia sud occidentale e atlantica che cambia più estesamente il proprio colore, diventando più ricca, insieme ad alcune regioni dell’Italia settentrionale (Lombardia, Emilia e Trentino) e alla parte meridionale della Germania. Alla fine del filmato, verso il 2017, si può andare dal mare del Nord all’Adriatico sempre restando in regioni colorate di azzurro o blu. Ma a sorpresa la regione che registra la crescita più straordinaria è decisamente decentrata rispetto a questo asse storico: ed è l’Irlanda meridionale. La sua performance, osservata sul grafic a destra, è a dir poco impressionante.
Fonte: Eurostat
L’ambiguo malanno è la donna, nelle parole di Euripide riprese da Eva Cantarella per il suo libro sulla condizione femminile nel mondo greco e romano. Due parole per raccogliere tutto il pregiudizio, tutto il malanimo, tutto il disprezzo degli uomini per l’altra metà del cielo; due parole per un titolo perfetto, che mi affascinava da tempo fin quando non ho ceduto e non ho comprato il libro, in versione ebook (quello cartaceo a quanto pare non è disponibile; e poi ho capito il perché). Inoltre ho pensato, un po’ ingenuamente, che il sangue non è acqua e che un po’ della genialità del padre, Raffaele, grande studioso della letteratura greca, potesse comunque essere passato nella figlia, Eva, docente in qualche università. Infine, comprando il libro on line, non ho avuto modo di leggere in anticipo la prefazione, nella quale la dolce Eva ammette che si tratta di un testo scritto negli anni Ottanta del secolo scorso; anzi, che non ha ritenuto necessario modificarlo in nulla. Forse, se avessi letto queste parole, ammetto che non avrei comprato il libro, nemmeno nella versione ebook. Perché in effetti il libro vero e proprio è una grandissima delusione. È un compitino modesto,…